di Paola Giordano
Anche questo ottavo numero è caratterizzato da una certezza, la stessa che avevano i precedenti sette: l’assoluta assenza di un filo conduttore. Una scelta non casuale ma voluta. Abbiamo spesso riflettuto sull’eventualità di individuare un tema e di svilupparlo da svariati punti di vista ma, alla fine, abbiamo sempre optato per lasciare tutti liberi di scegliere l’argomento da sviscerare e la dimensione dalla quale guardare allo specifico argomento.
Il perché di questa linea editoriale è semplice: non ci sentiamo di ingabbiare né coloro i quali contribuiscono con le loro produzioni a costruire ogni edizione né coloro i quali scelgono di leggere quelle produzioni.
Insomma, il principio cardine che contraddistingue la nostra rivista sin dalla sua nascita è quello della libertà, intesa in senso astratto e più generale, come “la facoltà di pensare, di operare, di scegliere a proprio talento, in modo autonomo; cioè, in termini filosofici, quella facoltà che è il presupposto trascendentale della possibilità e della libertà del volere, che a sua volta è fondamento di autonomia, responsabilità e imputabilità dell’agire umano nel campo religioso, morale, giuridico” (https://www.treccani.it/vocabolario/liberta/).
Sul perseguire tale principio mi permetto di dire – con un paradossale autoritarismo – che non possiamo e non dobbiamo transigere. Il Pequod è – storpiando Boccaccio – una fucina di diaboliche menti che, con assoluta libertà, lavorano alla produzione di contenuti che, partendo da un interesse meramente personale, diventano – lo auspichiamo – strumento di riflessione, di ragionamento, o anche solo di diletto per quanto vogliano darci, leggendoci, la propria fiducia.
Non indugio oltre: vi lascio ai preziosi contributi dei nostri autori. Buona lettura!